(Pubblicato su “il Lametino” n. 233 – Aprile 2017, col sottotitolo: Interventi e finalità operative della fondazione antiusura monsignor Vittorio Moietta onlus)
Le Fondazioni sono nate per prevenire il ricorso all’usura; in particolare, aiutano il debitore a superare la situazione di estremo pericolo che si presenta tutte le volte che egli non sia più in grado di soddisfare le proprie obbligazioni. Il soggetto oberato dai debiti è escluso difatti dal Sistema Finanziario, essendogli interdetto il ricorso al mercato legale del credito. Questo stato di interdizione, conosciuto come esclusione finanziaria, innesca uno stato di estremo pericolo che potrebbe indurre il debitore a rivolgersi all’usura come unica alternativa alla soluzione dei problemi derivanti dal suo dissesto finanziario e salvare (sic!) il patrimonio residuo.
Il compito delle Fondazioni è diretto a rimuovere quella situazione di pericolo mediante un’azione di supplenza: mettere nelle condizioni il Sistema Finanziario di concedere credito al debitore escluso, garantendo col Fondo Antiusura di loro dotazione il buon esito dell’operazione.
Il credito è mirato non solo alla eliminazione dello stato di pericolo di cadere sotto usura, ma anche alla rimozione della crisi di sovra-indebitamento. Scopo finale è, dunque, il recupero del debitore, che affrancato, è messo nelle condizioni di poter agire in modo indipendente ed autonomo, in un futuro più o meno prossimo (cosiddetta “ribancarizzazione” dei protestati).
Il percorso, che dalla situazione di sovra-indebitamento porta alla ricomposizione dello stato passivo ed alla soluzione della crisi del debitore, è lungo, difficile e laborioso; è un percorso ad ostacoli e per superarli occorrono non solo volontà e tenacia, ma anche professionalità, quest’ultima necessaria a vedere chiaro sia nelle situazioni oggetto di esame e di studio, sia a trovare le soluzioni più idonee. Di seguito, esponiamo le fasi di questo percorso affinché possa risultare più chiaro il messaggio che si vuole tramettere con la presente informativa, rivolto a soggetti eventualmente interessati. La prima fase è ricognitiva, diretta cioè alla conoscenza dei problemi e inizia con uno o più colloqui, assolutamente riservati, presente il solo debitore e congiunti interessati, diretti sia alla individuazione di tutti i debiti, nessuno escluso, sia a stabilire, con franchezza, le cause, che hanno determinato la situazione di dissesto.
L’esatta ricognizione dello stato passivo è necessaria, tra l’altro, a definire la misura e le modalità dell’intervento della Fondazione
La conoscenza delle motivazioni ha il fine di appurare i comportamenti del debitore: lo scialacquatore, il giocatore d’azzardo, non meritano l’aiuto della Fondazione. Lo merita, chi si sia indebitato per necessità serie e contingenti; familiari, di salute, perdita o riduzione momentanea del lavoro, etc.
L’esame delle motivazioni vuole appurare se il debitore, presa coscienza della gravità della sua situazione, mostri barlumi di responsabilità che lascino sperare in suoi comportamenti futuri più consapevoli.
Accertata l’entità delle esposizioni, si avvia il lungo processo di “ricomposizione” o di riduzione dello stato passivo del debitore. Esso consiste nel tentativo di concludere coi creditori accordi diretti alla riduzione delle loro ragioni di credito (pagamenti a “saldo e stralcio”) in considerazione dell’entità del sovra-indebitamento e della crisi di solvibilità del debitore. C’è chi vede in questa attività della Fondazione un tentativo ricattatorio di spoliazione dei diritti di credito di Banche e Finanziarie e una surrettizia istigazione a delinquere. Noi siamo di avviso contrario e lo è anche la legge 3/2012, riguardante l’esdebitazione totale dell’imprenditore.
La crisi di sovra-indebitamento che la Fondazione è chiamata a risolvere è una situazione di fatto: essa è rappresentata dall’esistenza di un debitore chiamato a far fronte ad una pluralità di debiti; in altri termini, se è vero che esistono debitori che dissennatamente contraggono prestiti, è altrettanto vero che ci sono Banche e/o Finanziarie disposte a concederli. Queste con professionalità dovrebbero valutare il rischio di insolvenza del debitore in presenza di fatti conosciuti o conoscibili e cioè: l’indebitamento pregresso e in atto, rilevabile dalle varie centrali dei rischi (CRIF); le sue potenzialità economiche, rilevabili dalla certificazione dei redditi e dalla sua dotazione patrimoniale. Acquisiti i dati si valuta se concedere o rifiutare il prestito.
Ma se la Fondazione, constata che il sovra-indebitamento è determinato, in media, da quattro a più debiti diversi riferibili ad altrettanti differenti Istituzioni creditizie e/o Finanziarie, il tentativo di ricomposizione (riduzione) dell’indebitamento è azione non solo legittima, ma anche morale avverso comportamenti distorsivi perpetrati ai danni del debitore.
Infine, i tentativi di “ricomposizione”, i concordati, tutto sommato, convengono a Banche e Finanziarie: i pagamenti a “saldo e stralcio” difatti
consentono recuperi parziali di crediti, votati a sicura e totale insolvenza.
La Conclusione del concordato remissorio è difficile e impegnativa: le proposte devono essere redatte in modo convincente e professionale.
Ridotto o ricomposto lo stato passivo, si passa alla fase ultima: alla esdebitazione totale mediante prestito, erogato da Banca Convenzionata, finalizzato alla eliminazione totale dei debiti, tramite bonifici a favore dei creditori. I tassi sono “molto agevolati” perché il buon esito di tutti i prestiti è garantito dal Fondo Antiusura.
Inoltre:
-le rate di ammortamento devono essere sopportabili, sostenibili cioè dal reddito del debitore: per diminuirne l’importo si ricorre alla diluizione della durata del prestito prevista da un minimo di 60 a un massimo di 180 mesi.;
-I prestiti possono essere chirografari- concessi con sole garanzie personali- o ipotecari. L’importo massimo è di € 100.000, o di poco superiore.;
-Destinatari sono i privati, le famiglie consumatrici, ma anche le imprese, se il mantenimento della famiglia è legata agli esiti dell’attività di un’impresa.
Last but not least, ultimo ma non meno importante: la Fondazione è gestita da volontari, ex bancari, e svolge la sua attività, anche quella di consulenza, in modo assolutamente gratuito. Essa rivendica, inoltre, la sua origine ecclesiale, essendo sorta col fine di prestare aiuto ai fratelli bisognosi e rendere operante il messaggio evangelico: “fate questo in memoria di me”. Le spese di gestione sono rimborsate dal MEF (Ministero dell’Econ. e delle Fin.). Le precisazioni ci sono sembrate opportune, nel bailamme di iniziative di sedicenti associazioni di difesa del consumatore, o di Studi specializzati, nati con la Legge 3/2012, che offrono consulenze miracolistiche, ma ben retribuite, dirette ad evitare gli effetti nefasti del sovra-indebitamento.
A chiusura, diamo notizia delle attività più salienti della Fondazione:
-il Fondo di garanzia, alimentato da fondi statali ex Legge 108/96, ascende ad € 2.400.000; per il moltiplicare 1-2 pattuito per Convenzione con le Banche, si possono concedere prestiti fino alla concorrenza di € 4.800.000.;
-il Fondo è impegnato per € 2.700.000. Il margine residuo di operatività, tenuto conto della garanzia media (80%) e del rientro dei prestiti è, quindi, di € 2.100.000. Il totale dei prestiti finora erogati, ascende ad € 5.500.000.;
-I Fondi statali, sono erogati con apprezzabile puntualità e ciò fa ben sperare nell’attività futura della Fondazione.
Aldo Sirianni
Presidente Fondazione Antiusura Monsignor Moietta Onlus