(Pubblicato su “il Lametino” n. 232 – Marzo 2017, col sottotitolo: Contrarre un debito deve essere atto razionale e responsabile)
Le motivazioni che inducono a contrarre un debito sono numerose, quanto numerosi ed infiniti sono i bisogni che si vogliano soddisfare; non si dispone nell’immediato della somma necessaria ad acquistare un bene o servizio, ma si può rimandarne il pagamento, ratealizzandolo nel tempo.
I debiti assunti, però, devono essere pagati: onorare gli impegni, si dice, e l’espressione ha precisi sottintesi, riferibili non solo alla solvibilità del debitore ma anche ai suoi comportamenti etici e morali.
Contrarre un debito, in altri termini, deve essere atto razionale e responsabile: è razionale se sia stata esaminata la necessità di indebitarsi, se il bisogno o i bisogni da soddisfare siano cioè necessari, ed è responsabile se siano state valutate le proprie capacità di rimborso, la propria solvibilità.
Il principio, per altro ovvio, nei comportamenti reali è spesso disatteso, con la conseguenza che il peso dei debiti può diventare insostenibile: più specificatamente, quando l’impegno per rate di ammortamento di debiti è superiore alle risorse disponibili, di reddito prima e patrimoniali dopo, si verifica quella situazione che viene denominata crisi di sovra-indebitamento.
Non è nostra intenzione addentraci nelle pulsioni –così vengono definiti i comportamenti inconsapevoli- che causano quella crisi: ne rileviamo soltanto gli aspetti generali o generalizzati e le conseguenze.
In quanto ai comportamenti le statistiche ci dicono che un terzo del totale dei prestiti con cessione del quinto dello stipendio e dei crediti al consumo, quantificabile in importo superiore a 40 miliardi di Euro, ha come motivazione “il desiderio di poter disporre di maggiori disponibilità liquide”. I debiti sono contratti, cioè, non tanto per soddisfare bisogni necessari, ma impiegati nella soddisfazione di esigenze più generali e non meglio identificate, alle quali si provvede con le cresciute disponibilità.
Il bisogno di maggiore liquidità dà, in definitiva, l’illusoria consapevolezza di essere, almeno nell’immediato, più ricchi, di avere cioè a disposizione più mezzi da destinare al soddisfacimento di qualsiasi bisogno, anche inutile e superfluo; è la filosofia del consumismo che ha imperversato negli ultimi anni del secolo scorso, favorita dalla proliferazione delle agenzie finanziarie.
La pubblicità dell’offerta di prestiti è asfissiante, ma anche suggestiva ed ammiccante (“basta un giorno”, è lo slogan di una nota Finanziaria e ce n’è un’altra che incalza “siamo aperti anche di sabato”).
Indebitarsi è facile; ma … questa opportunità quanto incide, ad esempio, sulla proliferazione del gioco d’azzardo, altra piaga sociale, peggiore del consumismo, salita da qualche anno alla ribalta, il cui giro d’affari annuo ha superato i 96 miliardi di Euro?
I crediti “facili” ai quali si ricorre solo per un generico bisogno di liquidità, sono la causa principale del sovra-indebitamento delle famiglie e degli effetti devastanti che esso produce: la cessazione dei pagamenti per mancanza di risorse, a cui segue l’inevitabile ricorso alle procedure di recupero da parte dei creditori ed alla conseguente confisca, se esiste, del patrimonio del debitore. Questi, inoltre è escluso dal Sistema Finanziario (cosiddetta esclusione finanziaria), perché Banche e Finanziarie gli negano l’accesso al credito.
La perversa spirale appena descritta ha come convergenza obbligata il ricorso al mercato illegale del credito, eufemismo creato per indicare il mercato dell’usura.
Ci rendiamo conto che queste nostre considerazioni sull’offerta di credito e sul facile accesso all’indebitamento, potrebbero rivelarsi solo delle illazioni, prive di qualsiasi fondamento. Purtroppo esse trovano conferma in tutti i casi di crisi finanziaria sottoposti all’attenzione della nostra Fondazione cui ci si rivolge per evitare gli sbocchi traumatici della crisi, identificabili nella perdita del patrimonio, o nel ricorso all’usura.
Tutti i casi di sovra-indebitamento, più o meno gravi, che abbiamo esaminato (e sono ormai migliaia), presentano, con sorprendente costanza e ripetitività, le seguenti anomalie:
– l’esistenza, in media, di quattro posizioni debitorie in testa a due, tre Istituzioni Finanziarie diverse. Abbiamo anche esaminato casi con 10-11 posizioni debitorie diverse, riferite a 7-8 differenti Finanziarie;
– in tutte le crisi di sovra-indebitamento si riscontra che l’ammontare degli impegni per pagamento di rate è superiore o uguale al reddito familiare.
Una notazione a parte merita la carta revolving (credito rotativo che si ripristina automaticamente, man mano che viene decurtato).
Il credito rotativo o revolving è presente nella generalità dei casi esaminati.
Esso si presenta come credito aggiuntivo, concesso non certo per magnanimità, ma per ragioni strumentali di utilità esclusiva del creditore.
Difatti, non appena si avvertono i primi affanni nel pagamento delle rate dei debiti, si utilizza il credito revolving per dare, appunto, un’apparente parvenza di puntualità ai pagamenti; il credito moroso comporterebbe una sua svalutazione e danni economici per il creditore.
Il peso dei debiti, però, non diminuisce; si paga con un altro debito e il (falso) rimedio è peggiore del male perché i tassi d’interesse dei crediti revolving sono doppi rispetto a quelli degli altri prestiti ed aumentano, di fatto, l’indebitamento complessivo.
In questo contesto, il richiamo alla responsabilità del debitore è più impellente che mai; diventa assai difficile resistere agli indebitamenti disinvolti ed è facile trovare giustificazioni con falsi alibi, quali: “così fanno tutti” o “ai miei figli non deve mancare ciò di cui io mi sono dovuto privare” o, ancora: “tanto le rate sono piccole e si possono pagare”, etc.: sono false motivazioni dietro le quali si celano comportamenti irrazionali.
Nel tranello della “piccola rata” ad esempio, cadono sia i debitori che i creditori: non si considera che la somma di tante piccole rate forma una grossa rata, spesso insostenibile.
La logica del Sistema Finanziario Istituzionale in generale e delle agenzie o negozi finanziari in particolare, è quella del profitto: più numerose sono le concessioni di credito, maggiori sono i guadagni e le provvigioni; i volumi e gli alti tassi d’interesse coprono, in definitiva, eventuali insolvenze.
La cosiddetta difesa del consumatore si esplica per altre vie e non prevede, nonostante gli indicatori (Centrale dei rischi, Crif, dichiarazione dei redditi e quant’altro), una tutela, una remora, contro le eccessive concessioni di credito, all’infuori del richiamo generale a Banche e Finanziarie di una “prudente gestione del credito”.
Il nostro Ordinamento Giuridico, con la legge fallimentare, sottopone a revocatoria solo gli affidamenti eccessivi a favore di imprenditori e di imprese.
Per i prestiti a favore di privati, di famiglie consumatrici, l’unica remora dovrebbe essere costituita – il condizionale è d’obbligo – dal rischio d’insolvenza del debitore.
Aldo Sirianni
Presidente Fondazione Antiusura Monsignor Moietta Onlus